EQUITY E TRUST INGLESE

1. Common law ed equity – 2. Il Trust: definizioni – 3. Classificazione – 4. Il Settlor – 5. I beneficiari – 6. Il Trustee – 7. Breach of trust – 8. Equitable estoppel – 9. Charitable trusts e unincorporated associations

1. Common law ed equity

In origine, la curia regis (o king’s council) era l’organo di vertice della politica regia cui era demandata la funzione di direzione dello stato e la competenza circa il funzionamento delle istituzioni pubbliche; nonostante la partecipazione dei più alti feudatari, si trattava sempre di un organo centrale in quanto i suoi atti erano espressione della volontà regia; questo carattere si conservò anche in epoca successiva quando la crescente mole di lavoro ne impose la suddivisione in commissioni gestite da appositi funzionari che il sovrano delegava nell’intento di preservare la sua autorità sul consiglio.

La curia regis traeva inoltre competenza giurisdizionale dai poteri del sovrano, orientando la propria attività al mantenimento della king’s peace, intesa nel suo ampio significato di ordine sociale, pace pubblica ed interesse generale della comunità. Al consiglio era inoltre possibile accedere contro il false judgement di una corte inferiore ovvero... continua a leggere 

2. Il Trust: definizioni

L’approccio continentale alla scienza giuridica, caratteristico nella sua rigida tassonomia, comporta l’esigenza di attribuire al termine “Trust” un’esaustiva definizione. Un simile intento può apparire tuttavia ambizioso in quanto most civil law jurisdiction adopt a strict distinction between the law governing right in property and the law governing personal obligations, but the English trust is a truly hybrid of property and obligation:(32) nel momento in cui il trustee acquisisce la titolarità del patrimonio, il beneficiario matura uno specifico interesse sul medesimo.

La stessa dottrina inglese, sottolineata la complessità del fenomeno, serenamente riconosce che the various ways that trusts have been used throughout their long history has led to a multi-facetd concept that is extremely difficult to define. […] As frustrating as it may be, the trust concept does not appear to be amenable to a simple definition. Definitions run the risk of being too narrow, by describing only a particular type of trust, or too unwieldy, by attempting to capture the many types of trust.(38)

Piuttosto che aggravare la presente trattazione di un ulteriore quanto vano tentativo di definizione, viziato peraltro da manifesta incompatibilità linguistica, la sola esposizione dei più significativi contributi in tal senso sembrerebbe ad una prima analisi la scelta redazionale più appropriata.

Celeberrime, per esempio, le parole di Lord Coke che nel 1628 difendeva le ragioni del cestui que use affermando che il Trust corrisponde alla confidence reposed in some other, which is not issuing out of the land, but a thing collateral, annexed in privity to the estate of the land, and to the person touching the land, for which cestui que use has no remedy but by subpoena in Chancery. (39)

Tra le varie riflessioni, Thomas Lewin si sofferma su alcuni concetti: il Trust è innanzitutto confidence, che non deve essere sempre e necessariamente espressa dalle parti in quanto it may be raised by implication of law, ma deve essere riposta in un soggetto diverso dal beneficiario, poiché if the legal and equitable interests happen to meet in the same person, the equitable is ever absorbed in the legal.

Inoltre, le prerogative derivanti da un trust non traggono le proprie origini dal fondo che ne è oggetto pur restandovi inevitabilmente collegate, con la conseguenza che queste seguiranno le vicende non del patrimonio ma del titolo su cui si fonda la disponibilità del bene; per cui, if a tenant for life declare a trust in fee, the determination of the life estate must put an end to the trust. Non solo, al contrario di altri interessi legalmente protetti che invece derivano dal legame diretto con il fondo ed opponibili a qualunque persona estranea alla fattispecie, nel trust le prerogative del beneficiario potranno trovare tutela soltanto nei confronti di colui al quale sia accordata confidence, a condizione che siano provati non solo l’istituzione del trust ma anche il concreto affidamento ad un certo soggetto del ruolo di trustee. (40)

Si riportano ora le definizioni maggiormente citate nella moderna letteratura giuridica inglese:

- A trust is an equitable obligation binding on a person (called a trustee) to deal with property owned by him (called the trust property, being distinguished from his private property), for the benefit of persons (called beneficiaries or, in old cases, cestuis que trust) of whom he may himself be one, and any one of whom may enforce the obligation (A. Underhill e D. J. Hayton, Law relating to trusts and trustees, Butterworths, 2002)

- trust is the relationship which arises wherever a person called the trustee is compelled in equity to hold property, whether real or personal and whether by legal or equitable title, for the benefit of some persons (of whom he may be one and who are termed the beneficiaries) or for some objects permitted by law in such a way that the real benefit of the property accrues not to the trustee, but... continua a leggere 

3. Classificazione

L’immenso potenziale che ancora oggi contraddistingue il Trust inglese ben si comprende nella sua articolata fenomenologia: per citare alcuni esempi, sono oggetto di trust beni di associazioni non personificate, fondi pensionistici collettivi, patrimoni posti a garanzia di prestiti obbligazionari e patrimoni da gestirsi a beneficio di persone minorenni, considerato in particolar modo il divieto vigente nel Regno Unito di trasferire loro beni immobili. 

Secondo il più tradizionale degli schemi di classificazione, i trust possono essere innanzitutto istituiti mediante atto di parte ovvero ope legis: ai primi appartengono gli express trust e gli implied trust, ai secondi i resulting trust, i constructive trust  e gli statutory trust.

Sono express trust quelli istituti, inter vivos o mortis causa, in seguito ad una manifestazione di volontà e sottomessi ad apposite regole di sicura individuazione... continua a leggere 

4. Il settlor

Le infinite ragioni del Trust derivano dal riconoscimento al settlor, da parte dell’ordinamento inglese, della facoltà di determinare liberamente le proprie intenzioni riguardo alle sorti di un bene corredandole della specifica disciplina che ne garantirà l’esecuzione. Le intenzioni del disponente svolgono infatti un ruolo essenziale nel Trust, soprattutto nel contesto di quelli espressamente istituiti, permettendo, tra l’altro, di distinguere quelli sorti in attuazione di finalità liberali da quelli creati in occasione di più complesse operazioni.

Nei primi, l’intenzione del disponente non può farsi coincidere con il desiderio di eseguire una mera donazione, ma deve essere più correttamente descritta nella volontà di instaurare una complessa relazione giuridica, tale da conferire continuità alla singola munificenza. Nei secondi, invece, le intenzioni variano in funzione dello specifico negozio che le parti si apprestano a concludere, potendosi per esempio costituire un trust come strumento di garanzia a favore di una delle parti di un contratto, ovvero realizzare le forme di investimento tipiche dei fondi pensione inglesi. ... continua a leggere 

5. I beneficiari

Nell’esecuzione di un trust, i beneficiari svolgono un ruolo tutt’altro che passivo; essi infatti, possono vantare sulla res specifici proprietary rights ed allo stesso tempo avanzare prerogative di carattere personale direttamente nei confronti del trustee, ferma restando la più ampia discrezionalità del settlor nel determinare la portata di tali poteri.

In occasione del caso Morice v. Bishop of Duhram deciso nel 1805 e con largo anticipo rispetto all’enunciazione delle rules of certainty, si affermava in giurisprudenza il principio che subordina l’esistenza di un trust alla presenza di un soggetto titolato a riceverne i benefici: Knight v. Knight può essere interpretato quale specificazione del presente concetto (c.d. beneficiary principle), poiché insiste sulla necessità che il trustee sia in concreto capace di individuare i beneficiari designati e quindi sull’esigenza di valutare l’idoneità del trust a sopravvivere alle eventuali contestazioni di colui che abbia eventualmente sottoposto la fattispecie al giudizio della corte.... continua a leggere 

6. Il trustee

Fatto salvo il necessario rispetto delle preclusioni eventualmente imposte dalla legge, qualsiasi persona, fisica o giuridica, pienamente capace della titolarità di beni può ricevere la nomina di trustee: devono quindi escludersi i minori, che secondo l’ordinamento inglese non possono acquistare in alcun modo la proprietà di un bene immobile e coloro che non siano in possesso dei necessari requisiti morali.

Nonostante l’art. 20 del Law of Property Act del 1925 vieti espressamente the appointment of an infant to be a trustee, possono essere individuate in giurisprudenza alcune decisioni che in via del tutto eccezionale contravvengono a tale principio.Qualora vi siano due o più trustee, le decisioni devono essere prese.... continua a leggere 

7. Breach of trust

La fiducia è violata ogniqualvolta il trustee non adempia esattamente ai suoi doveri o qualora eserciti impropriamente i poteri che gli sono conferiti. Al ricorrere di tali ipotesi, i beneficiari possono avvalersi di diversi strumenti.

Affinché sia scongiurata la commissione di atti idonei a minare il rapporto fiduciario il beneficiario può rivolgersi alla corte, in modo che sia adottato l’apposito provvedimento di injunction, chiedendo per esempio che sia impedita la vendita illegittima di una trust property ovvero l’inappropriata distribuzione dei trust funds

Se invece la fiducia è già stata violata, il trustee è ritenuto personalmente responsabile per la lesione arrecata all’interesse del beneficiario così come del profitto che egli abbia illegittimamente conseguito; in ogni caso, un trustee non è responsabile per la condotta illegittima degli altri suoi colleghi, a condizione che egli sia del tutto estraneo alla vicenda: in Townley v. Sherbone del 1634 il trustee fu riconosciuto responsabile del pregiudizio subito dai beneficiari poiché non si era opposto al co-trustee che illegittimamente aveva trattenuto i canoni di percepiti attraverso la locazione della trust property.continua a leggere 

8. Equitable estoppel

La disciplina dell’estoppel, letteralmente preclusione, inammissibilità o eccezione, corrisponde con buona approssimazione alla tutela dell’affidamento conosciuta nel diritto italiano. L’ordinamento inglese, infatti, non ammette che si arrechi un pregiudizio a colui che abbia fatto ragionevole affidamento sulle dichiarazioni della controparte.

Oltre a fondare eventuali pretese risarcitorie, l’istituto può essere considerato uno strumento difensivo del convenuto, poiché attraverso il suo corretto esercizio è preclusa all’attore la facoltà di avvalersi di atti, argomentazioni o diritti in contraddizione con la sua precedente condotta ovvero con la situazione di fatto che poteva ragionevolmente essere rappresentata. 

Per esempio, se tra le parti fu decisa una controversia, è preclusa all’attore la possibilità di riproporre la medesima lite, poiché secondo l’ordinamento inglese la nuova azione è estopped by record; allo stesso modo, se una parte ha sottoscritto un documento dotato di piena efficacia probatoria dei fatti in esso contenuti, ogni sua affermazione contraria è estopped by deed...continua a leggere 

8. Equitable estoppel

Secondo il linguaggio comune, il concetto di carità implica il compimento di atti gratuiti e spontanei di assistenza morale o spirituale ma l’ordinamento giuridico ne delimita i contenuti attraverso criteri ben più specifici, da applicarsi soprattutto nella qualificazione delle intenzioni del disponente.

Il Charitable Uses Act del 1601 fornisce nel preambolo una particolareggiata descrizione degli intenti che devono motivare il settlor affiché le sue disposizioni possano beneficiare della disciplina di favore preposta alla regolamentazione dei Charitable Trust; l’applicazione di così antichi precetti ha attirato non poche critiche da parte della dottrina che in più occasioni ha sottolineato la necessità di norme più attuali, pur essendosi già da lungo tempo affermato in giurisprudenza il principio per cui l’intento caritatevole si può ravvisare nella sola analogia ai dettami della norma secentesca, purché le disposizioni del settlor siano formulate in conformità dello spirito e delle intenzioni del Charitable Uses Act.... continua a leggere 

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(26) C. COSTANTINI, Equity breaking out: politics as justice, Polemos, vol. 1, 2008

(27) C. COSTANTINI, op. cit.

(28) Si riportano le parole del Lord Cancelliere Cowper espresse in occasione del caso Lord Dudley v. Lady Dudley del 1705: now equity is no part of the law, but a moral virtue, which qualifies, moderates, and reforms the rigour, hardness and edge of the law, and is a universal truth; it does also assist the law where it is defective and weak in the constitution (which is the life of the law) and defends the law from crafty evasions, delusions, and new subtleties, invested and contrived to evade and delude the common law, whereby such as have undoubted right are made remediless: and this is the office of equity, to support and protect the common law from shifts and crafty contrivances against the justice of the law. Equity therefore does not destroy the law, nor create it, but assist it.

(29) C. COSTANTINI, op. cit.; C. COSTANTINI, Equity's different talks, http://ssrn.com/abstract=1315999.

(30) Bleak House, capitolo I.

(31) La riforma peraltro ispirata dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo nella parte in cui si esprime in materia di giusto processo. Tale principio implica infatti che siano distinte le attività di investigative si svolgano in maniera ragionevole ed imparziale e che la decisione sia assunta dal giudice terzo ed imparziale: l’attribuzione al Lord Chancellor di funzioni in ambito non solo giudiziario ma anche esecutivo minacciava infatti la corretta applicazione di tale principio. L’alto funzionario era inoltre investito di incarichi inerenti all’attività legislativa, che con il medesimo Constitutional Reform Act del 2005 furono parimenti trasferiti al Lord Speaker. Attualmente il Lord Chanchellor ricopre la carica di ministro della Giustizia

(32) I tribunals sono giudici speciali istituiti mediante apposito atto legislativo. Si tratta evidentemente di ipotesi evidentemente limitate: si pensi ai Domestic Tribunals che decidono in merito ai procedimenti disciplinari a carico dell’esercente una professione regolamentata.

(33) G. WATT – P. TODD, Todd and Watt's Cases and Materials on Equity and Trusts, Oxford University Press, 2007, p. 9.

(34) AA. VV., The law of Trusts: a contestual approach, Edmond Montgomery Publication, 2006, pp. 5-6.

(35) Co. Litt. 272 b

(36) T. LEWIN, A Practical Treatise on the Law of Trusts and Trustees, A. Maxwell, 1837.

(37) Nota originale: the nature of this form of “conscience” has been the subject of scholarly debate for centuries. For jurists such as St German and for Sir Thomas More conscience bound the lord Chancellor to follow the rules set out in the common law and conscience bound a trustee to observe the wishes of his beneficiary (see, for example, Gresley v. Saunders (1552), Spelman Rep 22-23). However, as the notion of conscience is rendered by Lord Browne-Wilkinson in Westdeutsche Landesbank v. Islington LBC [1996] AC 669, there is a suggestion of a greater subjectivity in that a person will only be subject to the duties of a trustee if he knows of the matter which is said to affect his conscience: see para 27.01 in this regard in relation to constructive trusts arising on the basis of conscience.

(38) S. HEPBURN, Principles of Equity and Trusts, Cavendish Publishing, 2001

(39) F.W. MAITLAND, Equity and the form of action, Cambridge, 1910

(40) A. TONELLI, Trascrivibilità nei registri immobiliari dell’atto istitutivo di trust, in Notariato, 2001, p. 45

(41) D. MURITANO, Trust e diritto italiano: uno sguardo d’insieme (tra teoria e prassi), in Vita notarile, 2005

(42) A. HUDSON, Understanding Equity and Trusts, Abingdon, 2008

(43) Celebre espressione di Lord Diplock, caso Vandervell v. IRC, 1967

(44) Celebri le parole di Lord Denning che nel caso Hussey v Palmer (1972) descriveva i constructive trusts nei seguenti termini: by whatever name it is described, it is a trust imposed by law whenever justice and good conscience require it. It is a liberal process, founded upon large principles of equity, to be applied in cases where the defendant cannot conscientiously keep the property for himself alone, but ought to allow another to have the property or a share in it. It is an equitable remedy where the court can enable an aggrieved party to obtain restitution

(44) In questo senso, Lord Diplock in Gissing v. Gissing [1971]

(45) In questo senso: Harding v. Glyn [1739]; Hart v. Tribe [1854]; Gully v. Cregoe [1857]

(46) La giurisprudenza inglese è intervenuta ricostruendo la volontà del disponente da numerose altre espressioni, tra le quali: “Feeling confident” – Mussoorie Bank v. Raynor [1882]; “It is my desire” – Re Diggles [1884]; “I wish them” – Re Hamilton [1895]; “In the fullest confidence” – Re Williams [1897]; “I specifically desire”– Re Connolly [1910]; “I request that” – Re johnson [1945]

(47) Quando il beneficial interest corrisponde alla sola aspettativa che il trust fund (e non il suo reddito) sia trasferito ai beneficiari si parla, più specificamente, di bare trust

(48) La fattispecie riportata riguardava un non-exhaustive trust, tuttavia il principio fu succesivamente esteso agli exhaustive trusts, in particolare vedasi Re Weir's Settlement [1969] e Sainsbury v. IRC [1970].

(49) Re Baden’s Trust (No.1)

(50) Re Baden’s Trust (No.2)

(51) In questo senso: Re Hay’s ST, [1981]

(52) Nel celebre caso Re Endacott del 1960 il de cuius aveva ordinato l’attuazione di some useful memorial in suo onore ma il trust fu invalidato dalla Corte a causa dell’imprecisione della richiesta e non per la presunta violazione del beneficiary principle.

(53) Gli ordinamenti che contemplano questa particolare figura negoziale devono misurarsi con aspetti problematici ulteriori rispetto alla sua mera ammissibilità. Un prima questione riguarda la durata del trust: infatti, alcuni animali, come cani e gatti, hanno una aspettativa di vita non superiore ai venti anni ma ve ne sono altri, come i pappagalli e le tartarughe, che invece possono sopravvivere per oltre settanta anni.

Numerosi ordinamenti, in particolare negli Stati Uniti, hanno adottato norme specifiche proprio in considerazione della longevità di certi animali, quello inglese, invece, non contempla deroga alcuna al limite ordinario di ventuno anni, ad eccezione di qualche isolata pronuncia giurisprudenziale. È doveroso citare, infine, il problema della mancanza di beneficiari che possano adire alla Corte per ottenere l’esatto adempimento degli obblighi del trustee. In alcuni Stati il disponente può eccezionalmente creare un trust affinché sia perseguito un fine non caritatevole e può individuare quale beneficiario un entità diversa dalle persone fisiche o giuridiche: in mancanza di un soggetto in grado di agire in giudizio contro il trustee è costituito un honorary trust così denominato in ragione dell’affidamento all’onorabilità del fiduciario. Ne deriva, da un lato, l’obbligo del trustee di attingere ai fondi che gli sono conferiti in attuazione della volontà del de cuius, dall’altro quello di distribuire ai remainder beneficiaries la somma residua eventulmente disponibile in seguito alla morte dell’animale: tale soluzione non è certo soddisfacente in quanto i beneficiari hanno sì interesse a vigilare sull’integrità del patrimonio ma sono ben poco motivati a garantire che siano compiute tutte le spese necessarie, inoltre il trustee è spesso uno dei beneficiari ed in questo modo si produce una grave situazione di conflitto di interessi.

In altri stati l’animale domestico è equiparato ad un qualsiasi bene mobile in modo che il settlor possa costituire un traditional legal trust disponendone il trasferimento al trustee, il quale dovrà esercitare nei suoi confronti le cure tipicamente richieste per la conservazione dei beni conferiti. In questo caso è anche individuato il beneficiario che, oltre a godere della compagnia dell’animale, è titolato ad agire in giudizio per ottenere l’esatto adempimento dei doveri inerenti la trust property. Infine, alcuni ordinamenti attribuiscono la funzione di controllo sul pet trust ad un terzo soggetto appositamente indicato dal disponente ovvero nominato dalla Corte.

(54) In questo senso Re smirthwaite del 1871 e Dodkin v. Brunt del 1868 per i trusts testamentari, Jones v. Jones del 1874 e Mallot v. Mallot del 1903 per i trust inter vivos

(55) In questo caso l’art. 19 del Trust of Land and Appointment of Trustees Act impone il voto unanime di tutti i beneficiari, che devono essere maggiorenni e pienamente capaci

(56) In questo senso Re Duke of Norkolk’s ST (1981) e Foster v. Spencer (1995)

(57) Speight v. Gaunt (1883)

(58) In questo senso Re Waterman‟s WT (1982) e Bartlett v. Barclays Bank Trust Co (1980)

(59) Ex p Belcher (1754), Speight v. Gaunt (1883)

(60) Fry v. Tapson (1884)

(61) Matthew v. Brise (1845), Rowland v. Witherden (1851), Fry v. Tapson (1884)

(62) Il medesimo principio è applicato, in quanto compatibile, agli atti compiuti dal trustee; per esempio è decretata nulla la vendita del bene in trust qualora essa sia stata effettuata da un trustee precedentemente revocato, a nulla rilevando che il nuovo trustee sia stato nominato per errore e non abbia mai svolto alcuna funzione. Court of Appeal of California, sent. 21 giugno 2000, Anthony E. Dimock v. Emerald Properties LLC, in Trusts e attività fiduciarie, ottobre 2001, pp. 595-599

(63) Re Pauling’s WT del 1963, Holder v. Holder del 1968

(64) Fletcher v. Collis del 1905

(65) Walker v. Symonds del 1818, Farrant v. Blanchford del 1863, Re Garnett del 1885

(66) Trafford v. Boehm del 1746, Fuller v. Knight del 1843, Chilingworth v. Chambers del 1896

(67) Booth v. Booth del 1838 e Chillingworth v. Chambers del 1896

(68) Sussiste la responsabilità del trustee per breach of trust quando egli, pur sapendo di violare le disposizioni del trust, ha agito ugualmente perché credeva in buona fede di compiere un’azione a favore dei beneficiari. Un trustee che agisca al fine di favorire persone che egli sa non essere beneficiarie del trust non si può avvalere di alcuna clausola di esclusione della responsabilità, anche quando il suo comportamento non danneggi i beneficiari. Il trustee può essere tenuto responsabile per “dishonesty” solo se i beneficiari provano: a) che egli non credeva “genuinamente” che la sua condotta fosse nell’interesse economico dei beneficiari del trust; ovvero b) che, se egli così credeva, che ciò fosse talmente irragionevole che nessun trustee con le qualificazioni professionali del trustee in questione (un avvocato) vi avrebbe realmente creduto. Court of Appeal (Civil Division), 19 luglio 2000, Walker and others v. Stones and others, in Trusts e attività fiduciarie, ottobre 2001, pp. 600-612

(69) In Thorton v. Stokill del 1855, per esempio, la Corte decise a favore del trustee. Di segno opposto la decisione del caso Re Lake del 1903

(70) FC Jones and Sons v. Jones, 1996

(71) Possono essere individuate due ulteriori categorie di estoppel: i laches o estoppels by delay che precludono all’interessato la facoltà di avvalersi di diritti che non siano stati esercitati per tempo e gli estoppels by silence di cui è possibile avvalersi nel caso in cui l’inerzia di una parte abbia prodotto una situazione pregiudizievole nei confronti dell’altra.

(72) Si noti che nell’ordinamento americano gli equitable estoppel corrispondono ai soli estoppel by representation of fact

(73) Morice v. Bishop of Durham del 1805, Scottish Burial Reform Society v. Glasgow Corporation del 1968

(74) La disciplina della tenency in common corrisponde grosso modo a quella italiana della comunione contemplata agli artt. 1100 e ss. del codice civile; la joint tenancy individua una ipotesi differente, caratterizzata dal fatto che sia possibile individuare il right of survivorship tra coloro che partecipano alla titolarità del bene, in modo che alla morte di uno di questi ed a prescindere dalle sue eventuali disposizioni testamentarie, la quota degli altri titolari sia proporzionalmente accresciuta. Questa particolare forma di comunione può essere adottata a condizione che i joint tenants abbiano acquistato nello stesso momento pari diritti sulla res e che tale intenzione sia adeguatamente specificata nell’atto di trasferimento, ovvero dal de cuius nelle sue ultime volontà